La violenza ha effetti negativi a breve e a lungo termine, sulla salute fisica, mentale, sessuale e riproduttiva della vittima. Le conseguenze possono determinare per le donne isolamento, incapacità di lavorare, limitata capacità di prendersi cura di sé stesse e dei propri figli. I bambini che assistono alla violenza all’interno dei nuclei familiari possono soffrire di disturbi emotivi e del comportamento. Gli effetti della violenza di genere si ripercuotono sul benessere dell’intera comunità.
Secondo il rapporto dell'OMS Valutazione globale e regionale della violenza contro le donne: diffusione e conseguenze sulla salute degli abusi sessuali da parte di un partner intimo o da sconosciuti (in lingua inglese), la violenza contro le donne rappresenta “un problema di salute di proporzioni globali enormi”.
Il 25 novembre si celebra nel mondo la Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, una ricorrenza istituita dall' Assemblea generale delle Nazioni Unite, che in questa data invita i governi, le organizzazioni internazionali e le ONG a organizzare attività volte a sensibilizzare l'opinione pubblica su una delle più devastanti violazioni dei diritti umani.
“Orange the World: End violence against women now!” - Colora il mondo di arancione: Poni fine alla violenza contro le donne ora! - è il tema della Giornata 2021 promossa da UN Women, organizzazione delle Nazioni Unite dedicata all'uguaglianza di genere e all'emancipazione delle donne e al centro della campagna UNiTE 2021. Come negli anni precedenti la Giornata Internazionale lancia 16 giorni di attivismo che si concluderanno il 10 dicembre con la Giornata Internazionale dei Diritti Umani.
In occasione della Giornata 2021 il ministero della Salute ha organizzato il convegno “La prevenzione degli episodi di violenza sulle lavoratrici della sanità” nel corso del quale è stato affrontato il fenomeno della violenza sulle operatrici sanitarie sulla base dei dati Inail, dello stato dell’arte della legge 14 agosto 2020 n. 113 e delle azioni di prevenzione degli episodi di violenza sulle donne. (Guarda il video del Convegno)
In Italia
(Fonte: Inail Andamento degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali - n.10, ottobre, 2020)
In Europa
Le operatrici e gli operatori del settore sanitario e sociale sono tra i più colpiti in Europa da episodi di violenza al lavoro. In particolare:
Secondo il Rapporto Istat 2019 sulle donne vittime di omicidi, delle 111 donne uccise nel 2019, l’88,3% è stata uccisa da una persona conosciuta. In particolare il 49,5% dei casi dal partner attuale, corrispondente a 55 donne, l’11,7%, dal partner precedente, pari a 13 donne, nel 22,5% dei casi (25 donne) da un familiare (inclusi i figli e i genitori) e nel 4,5% dei casi da un’altra persona che conosceva (amici, colleghi, ecc.) (5 donne). Per oltre la metà dei casi le donne sono state uccise dal partner attuale o dal precedente e in misura maggiore rispetto agli anni precedenti: il 61,3% delle donne uccise nel 2019, il 54,9% nel 2018 e il 54,7% nel 2014. Per saperne di più: Infografica Istat “Autori e vittime di omicidio in Italia”, pubblicata il 5 febbraio 2021.
I dati Istat relativi al terzo trimestre 2021 sulle chiamate al numero antiviolenza e antistalking 1522 (promosso e gestito dal Dipartimento per le Pari Opportunità presso la Presidenza del Consiglio) evidenziano che anche se in maniera contenuta, nel terzo trimestre 2021 il numero delle chiamate valide, sia telefoniche sia via chat, è diminuito rispetto al precedente trimestre, (8.217 chiamate valide -3,4%) mentre per le vittime si è registrata una diminuzione più evidente, si passa da 4.697 a 4.100 vittime (-12,7%). Resta pressoché costante la quota delle richieste di aiuto tramite chat, che costituiscono il 14,5% delle modalità di contatto (erano pari a circa al 15% nel secondo trimestre del 2021). In confronto al terzo trimestre 2020 (6.144 chiamate valide e 4.125 vittime) si registra un incremento delle chiamate valide e una lieve diminuzione delle vittime (+34% e -9% rispettivamente).
Tra i motivi che inducono a contattare il numero verde continuano a prevalere le chiamate inerenti le “richiesta di aiuto da parte delle vittime di violenza” e le “segnalazioni per casi di violenza” che insieme costituiscono il 42% (3.439) delle chiamate valide.
Per saperne di più:
Il nostro sistema sanitario mette a disposizione di tutte le donne, italiane e straniere, una rete di servizi sul territorio, ospedalieri e ambulatoriali, socio-sanitari e socio-assistenziali, anche attraverso strutture facenti capo al settore materno-infantile, come ad esempio il consultorio familiare, al fine di assicurare un modello integrato di intervento.
Uno dei luoghi in cui più frequentemente è possibile intercettare la vittima è il Pronto Soccorso.
E’ qui che le vittime di violenza, a volte inconsapevoli della loro condizione, si rivolgono per un primo intervento sanitario. In particolare per la tempestiva e adeguata presa in carico delle donne vittime di violenza che si rivolgono al Pronto Soccorso sono state adottate nel 2017 le specifiche Linee Guida nazionali per le Aziende sanitarie e le Aziende ospedaliere in tema di soccorso e assistenza socio-sanitaria alle donne vittime di violenza.
Salvo che non sia necessario attribuire un codice di emergenza (rosso o equivalente), alla donna deve essere riconosciuta una codifica di urgenza relativa (codice giallo o equivalente) così da garantire una visita medica tempestiva e ridurre al minimo il rischio di ripensamenti o allontanamenti volontari. È previsto inoltre che la donna presa in carico debba essere accompagnata in un’area separata dalla sala d'attesa generale che le assicuri protezione, sicurezza e riservatezza.
Poiché spesso, però, la violenza rimane nascosta, al fine di individuarne il più rapidamente possibile i segni è importante rafforzare le competenze degli operatori sociosanitari che entrano in contatto con le vittime, mediante specifici programmi di formazione.
Il 24 febbraio 2022 nell’ambito delle iniziative finanziate dal Ministero della Salute - CCM 2021, è stato lanciato inoltre il Progetto IPAZIA CCM 2021 “Strategie di prevenzione della violenza sulle donne e sui minori”. Il progetto attraverso la formazione di operatrici e operatori di area sanitaria e socio-sanitaria, con particolare riguardo agli effetti del Covid-19, ha l’obiettivo di rafforzare i servizi di assistenza e supporto a donne e minori vittime di violenza.
Inoltre nel 2020 il Ministero della Salute con l’Istituto Superiore di Sanità ha aggiornato ed esteso a tutti i Pronto Soccorso presenti sull’intero territorio nazionale il Programma di Formazione a distanza (FAD) “Prevenzione e contrasto della violenza di genere attraverso le reti territoriali” (Seconda edizione). L’iniziativa di formazione ha visto l'adesione di 625 Pronto Soccorso sui 651 presenti in Italia. Hanno portato a termine l'intero programma formativo 17.629 professionisti, per la maggior parte di sesso femminile (12.890 donne; 4739 uomini). L’età media è stata di 45,9 anni.
Le figure professionali sanitarie che, per la maggior parte, hanno portato a termine il Corso FAD sono state nell’ordine:
Tra i professionisti non sanitari gli assistenti sociali sono stati 635 e 72 i partecipanti delle Forze dell’ordine e dell’area legale, pari al 4% di tutti coloro che hanno seguito l’intero programma formativo. (Per saperne di più: Sintesi Progetto Corso Fad Violenza di genere)
La prima significativa innovazione legislativa in materia di violenza sessuale, in Italia, si era avuta con l’approvazione della Legge 15 febbraio 1996, n. 66, che ha iniziato a considerare la violenza contro le donne come un delitto contro la libertà personale, innovando la precedente normativa, che la collocava fra i delitti contro la moralità pubblica ed il buon costume.
Con la Legge 4 aprile 2001, n. 154 vengono introdotte nuove misure volte a contrastare i casi di violenza all’interno delle mura domestiche con l'allontanamento del familiare violento.
Nello stesso anno vengono approvate anche le Leggi n. 60 e la Legge 29 marzo 2001, n. 134 sul patrocinio a spese dello Stato per le donne, senza mezzi economici, violentate e/o maltrattate, uno strumento fondamentale per difenderle e far valere i loro diritti, in collaborazione con i centri anti violenza e i tribunali.
Con la Legge 23 aprile 2009, n. 38 sono state inasprite le pene per la violenza sessuale e viene introdotto il reato di atti persecutori ovvero lo stalking.
Il nostro Paese ha compiuto un passo storico nel contrasto della violenza di genere con la Legge 27 giugno 2013 n. 77, approvando la ratifica della Convenzione di Istanbul, redatta l'11 maggio 2011. Le linee guida tracciate dalla Convenzione costituiscono infatti il binario e il faro per varare efficaci provvedimenti, a livello nazionale, e per prevenire e contrastare questo fenomeno.
Il 15 ottobre 2013 è stata approvata la Legge 119/2013 (in vigore dal 16 ottobre 2013) “Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 14 agosto 2013, n. 93, che reca disposizioni urgenti in materia di sicurezza e per il contrasto della violenza di genere”.
Le donne, purtroppo, sono più degli uomini, vittime di aggressioni, anche nell’ambito del Servizio sanitario nazionale, in particolare nelle postazioni di guardie mediche e nei Pronto soccorso.Il 14 agosto 2020 il Parlamento ha approvato la Legge n.113 che dispone misure di sicurezza per gli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie nell'esercizio delle loro funzioni.
Data ultimo aggiornamento, 7 marzo 2022